Western Motel
guardare il quadro esposto: sono io la donna ritratta e nello stesso tempo un’altra, diversa e sconosciuta.
L’ha dipinta Edward, che io avevo conosciuto in un pub, una sera.
C’ero entrata per caso, mentre tornavo a casa dal lavoro, all’inizio dell’estate. Ricordo che quel giorno l’aria era frizzante ed elettrica, come prima di un temporale. Ero stanca e mi dolevano i piedi, stretti in un paio di scarpe dal tacco alto.
Indossavo un elegante abito rosso scuro, il mio colore preferito e passeggiavo lentamente mentre mi avviavo verso il garage a ritirare l’auto, in attesa del mio nulla quotidiano o forse che tutto cambiasse, nella mia vita tranquilla e monotona.
Del resto, che cosa si può fare la sera in un paese attorniato da montagne di sassi, brulle e senza vegetazione? Mi volevo concedere un bicchiere di vino, anche da pochi soldi, purché mi aiutasse ad affrontare un’altra serata da passare da sola, nel mio appartamento di periferia.
Edward si è avvicinato mentre ero seduta al bancone e ordinavo da bere. Mi ha approcciata in modo gentile e simpatico: ci siamo subito capiti, come immediatamente abbiamo colto la nostra comune noia per questo mondo limitato e grigio.
Mi disse che sapeva dipingere e si offrì di mostrarmi i suoi quadri.
Lo seguii nel motel dove risiedeva lì vicino. Aveva affittato una stanza e quella sarebbe stata la sua ultima sera nella nostra città. Da lì in poi sarebbe cambiato tutto per lui: una nuova vita, un nuovo futuro.
Rimasi stupefatta e ammirata: le sue tele erano magnifiche, sembravano fotografie. Persone colte in situazioni normali e vere, stanze piene di oggetti che raccontavano la quotidianità e paesaggi bellissimi che non conoscevo. Me ne innamorai all’istante.
Era verso quei luoghi che lui andava, lasciandosi alle spalle le rocce scure che si vedevano dalle nostre finestre, incombenti e spaventose.
Lo invidiavo, mentre seduta sul letto, potevo ammirare la sua auto che lo attendeva fuori nel parcheggio, pronta a trasportarlo verso la nuova avventura.
Nella stanza rimaneva poco da raccogliere prima della partenza. Le valigie erano già pronte e chiuse, Solo una cornice vuota rimaneva sul comodino.
Gliene chiesi il motivo. Rispose che l’aveva comprata per inserirvi la foto di una persona importante, ma sfortunatamente nei mesi che aveva trascorso nella nostra città non ne aveva incontrata nessuna, finora.
Anche per questo aveva deciso di andare lontano, non avendo legami che lo trattenessero.
Faceva caldo nella stanza e mi sfilai la mia stola azzurra, che deposi sulla poltrona vicina alla porta. Mi distesi sul grande letto accogliente.
Quel giorno avevo raccolto i capelli in una coda di cavallo: li sciolsi e li lasciai cadere sulle mie spalle nude, rilassati e liberi.
Parlammo a lungo. E non solo.
Lo lasciai partire, soffrendo. Ma quello era il suo destino, non il mio, pensavo.
Ci scrivemmo nelle settimane successive e riuscimmo ad incontrarci ancora, tra mille difficoltà.
Io ritornai alla mia vita con qualcosa in più. Cominciai a risparmiare per andarmene anch’io, anche se non sapevo verso dove, ma certamente avevo un nuovo obiettivo.
Pensavo… Che ne sarà di noi? Lui mi aspetterà? La fama lo travolgerà o rimarrà l’uomo curioso e dolce che ho incontrato?
Sono andata a trovarlo: vive in un motel di un’altra città e continua a dipingere quadri che mi emozionano.
Talvolta li vende ad alcune gallerie, come quello che mi ritrae nel giorno del nostro incontro.
Ha voluto immortale, dice, quel momento per sempre, lo sguardo con cui mi ha vista in quel primo giorno, con i colori dell’autunno che filtravano dalla finestra e si adagiavano fra i miei capelli.
E’ una strana relazione la nostra, fatta per lo più di assenze e attesa, ma anche di appassionati ritorni.
E la cornice sul suo comodino ora non è più vuota.
Io vivo ogni giorno per il momento in cui non gli servirà più tenere una mia immagine al suo fianco, perché sarò con lui.
Passo perciò davanti a questa vetrina tutti i giorni, perché adesso ho la certezza che verrà il tempo in cui saluterò questo quadro e la donna ritratta, che già ora non mi rappresenta più.
E un domani sarà solo un ricordo di quella che ero.
Ispirato al quadro “Western Motel” di Edward Hopper
Carola Cestari
Scrivi l'Amore - Premio Mario Berrino (edizione 2019)
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