Matite colorate
Mi chiamo Stefano. Vivo a Milano. Ho quattordici anni e nessuna
voglia di vivere!
“Lasciatemi stare. Fate finta che non ci sia. Fate finta che non
esista. Preferisco non parlare con nessuno. Sono invisibile. È sempre
stato così. E, che nessuno parli con me. Sei ore al giorno passano
presto. Poi torno a casa. Se dovessi sparire, non e ne accorgerebbe
nessuno. Solo anche lì. Solo anche a casa, ma almeno non vi vedo.
Soprattutto non devo ascoltare le vostre idiozie. Le vostre cattiverie”.
E quando ho provato a parlare con i miei. Niente da fare. Meglio
parlare da solo. Mi hanno detto: “tanto sei giovane. Passerà. Capita a
tutti. Hai tutta la vita davanti”.
“Una vita così? No, grazie!”.
Ormai tutti i giorni sono uguali. Anche il fine settimana. A parte
che non vado a scuola.
Sveglia alla stessa ora. Solita colazione silenziosa. I miei escono di
casa molto presto. Solito “Buongiorno Stefano” della portinaia. Primo
ed unico saluto della giornata.
Siamo arrivati già ad ottobre. Un altro lunedì mattina. Oggi però
c’è il sole. Cammino a testa basa. Prendo a calci il povero malcapitato
sasso. Me lo porto fino a scuola. A calci, così. Alzo la testa e sono
arrivato. Suona la campanella della prima ora. Già! Come ogni giorno.
Stessa scuola. Stessa aula. Stesso banco lontano dalla finestra. Stesse
facce. Stessi sguardi insulsi. Stesso tutto.
tremano. È la mia compagna di banco! La mia tremante compagna di
banco. Sono passate solo poche ore, ma è la mia compagna di banco.
Prima ero solo. Buffo, sentirsi solo in una classe di ventisette.
“Ti proteggo io”. Penso. Sorrido. Era tanto che non mi capitava.
“Ti aiuto io”. O forse sei tu che aiuti me.
Caterina Staiti
Scrivi l'Amore - Premio Mario Berrino (edizione 2017)
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