Allaccia la cintura. Da domani, insieme
Avrei tanto voluto vederti crescere. Da vicino, intendo. L’ho fatto spiandoti dal buco della serratura. Qualche foto sul cellulare del tuo papà. I souvenir dalle vacanze. Il primo: una maglietta con stampata la Cinquecento che, seppur aderente, so che indossi ancora. L’ultimo regalo: quel calendario di voi due imbastito l’antivigilia di Natale, di notte, con maniacale cura, quasi quella colla sulle foto potesse attaccare un po’ anche noi due, finora ignari l’uno dell’altra. Ogni mese un sorriso. Tu e lui, ma la sensazione, finalmente, è di non essere più un’estranea. Ho sentito la tua voce cambiare. Abbandonare la cadenza tipica del bambino e assumere il tono più sicuro del preadolescente. E ora che hai un cellulare tutto tuo, ho un sogno banale, ricevere una tua chiamata: “So che ci sei sempre stata”.
Ci sono sempre stata, sì. Con le mie imperfezioni. Gelosa, possessiva, bramosa di amore e di relazione. Incazzata per il tempo che mi rubavi. Perdonami. Ti ho amato e odiato. Cercato sempre. Immaginato, forse troppo. Ho pianto – tanto – perché ci hanno tenuti lontani. Ho imprecato contro di te, la vita, il destino. Non capivo. Non ero paziente. Volevo conoscerti. Mi hanno fatto quasi credere che fosse un peccato. Ma non può essere mai sbagliato volere fare amicizia. Provare a costruire un futuro. Fianco a fianco. Nel rispetto dei ruoli. E il mio, sulla carta, è terribile: matrigna.
Tu, caro figlio del mio compagno, chiamami solo per nome. Non sono un mostro. Per me non esistono le famiglie allargate. Esistono le famiglie. Punto. Quando sono arrivata, la tua mamma e il tuo papà erano già lontani. Ma sempre genitori. Inesperti. Insicuri. Piuttosto rancorosi. Ingarbugliati come certi nodi sanno essere. Dodici anni fa tu sei nato per caso. Sei stato inatteso, improvviso, comunque un dono. Che ha reso migliore l’uomo che ho accanto. La sua sensibilità la deve a te. Ad averti avuto poco più che bambino. Al fatto di essere diventato uomo attraverso il tuo sguardo entusiasta del mondo. E la tua risata da ornitorinco. Insolita e contagiosa.
Domani, dopo quattro lunghi anni, ci incontreremo. Conto le ore, i minuti. L’emozione è da primo appuntamento. E se non ti piacerò? E se scatterà subito il
confronto? E se è troppo tardi? E se…? Interrogativi, dubbi, paure mi ronzano in testa senza tregua. Uno sciame d’api. Non amarmi, se vuoi. Sono cresciuta. Non ho più pretese. Io non posso evitarlo, mi sei dentro. Seppur ancora fantasma. Anche se irreale. Anche se ti conosco solo attraverso i racconti. Ma, quando scenderai dell’aereo, quando i tuoi contorni diverranno definiti, quando l’hostess ti affiderà a noi per un altro viaggio, per favore, mettimi subito la mano sulla pancia. C’è tua sorella lì dentro. E allora, ne sono certa, sarà amore. Immediato.
Per le spiegazioni c’è tempo. Benvenuto, caro Andrew. E se saranno montagne russe, allacciati bene la cintura. Qui siamo tutti pronti a partire. Mai più senza di te. Senza noi.
Vania Crippa di Varedo (MB)
Scrivi l'Amore - Premio Mario Berrino (edizione 2017)
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